Mandràgola
Quota = 1530 - 1560 m
Tipologia = Pascolo, bosco
Posizione: nella ”vàl de valàr, a nord del ”cazòt, a est della ”piàna di barbìs, a sud di ”paghèra, a ovest delle ”funtàne del càlf.
Descrizione: piccola radura tra gli alberi, a sud della curva della mulattiera che porta a ”plàsa, appena oltrepassato il torrente.
Etimologia: dal greco ”μανδραγόρας che si rifarebbe ad una radice sanscrita ”mad con il significato di inebriante e ”gar consumare ed è un fitonimo riferito ad una specie vegetale che nei tempi andati era considerata una pianta sacra.
Storie o leggende:
Mandragora autumnalis - Mandragora o Mandragola autunnale
La mandragora è stata per molti millenni, fino ad un'epoca recente, la pianta
sacra per eccellenza. Probabilmente è il più antico dei nostri anestetici ed uno
dei primi afrodisiaci conosciuti. Per la sua efficacia nel favorire il
concepimento, compare anche nella Bibbia (Genesi, XXX, 14 e sgg.). Teofrasto (VI
secolo a.C.) riferisce alcune singolari precauzioni da seguire nello
sradicamento della pianta, che doveva avvenire di sera. L'erborista si inclinava
nella direzione del tramonto, rendeva omaggio alle divinità infernali, vale a
dire alle forze telluriche, tracciava con una spada di ferro mai usata tre
cerchi magici attorno alla pianta, volgendo il viso per preservarsi dalle
emanazioni nocive che potevano far gonfiare il corpo, se non si aveva la
precauzione di proteggerlo con l'olio. Al momento in cui la si sradicava, la
pianta lanciava un grido che faceva morire o divenire folle. L'erborista perciò
si turava le orecchie con della cera e attaccava un cane alla pianta, poi gli
gettava un pezzo di carne, il cane si slanciava in avanti e cadeva a terra
morto. Ma la mandragora era infine dissotterrata. (dal sito
http://dctf.uniroma1.it/galenotech/licenza.htm)
Per chi non
la conoscesse l’identikit della mandragola o mandragora è questo: pianta erbacea
perenne, con fiori violetti o bianchi e foglie lanceolate, fruttifica con delle
bacche carnose giallastre delle dimensioni di una piccola mela. La radice emana
un odore nauseabondo e ha un aspetto antropomorfo, tanto che,con un po’ di
fantasia, vi si ravvisano le fattezze di un uomo e di una donna. Proprio la
forma delle radici della mandragora e la difficoltà che si incontra nell’
estirparla dal terreno, hanno alimentato una serie infinita di credenze sulle
virtù e sull’identità di questa insolita pianta. Benché si tratti di una specie
che vegeta nelle zone umide e boscose del mediterraneo, aneddoti e leggende
sulla mandragora sono fioriti a tutte le latitudini. Citata nella Bibbia, e
precisamente nel Cantico dei Cantici, come pianta capace di favorire l’amore e
la fecondità, menzionata per le stesse virtù nel papiro di Ebers. Anche nella
medicina ippocratica era considerata un’erba medicinale, utilizzata soprattutto
per le sue proprietà antidepressive. Nel Medioevo si diffuse la credenza che
nella pianta della mandragola vivesse un demone e che chiunque cercasse di
sradicare la
pianta sarebbe morto. Per evitare rischi la raccolta
avveniva sacrificando un cane, di solito nero, che veniva legato per la coda o
per il collo alla radice della pianta. La Mandragora era usata dagli Indù come
allucinogeno e dai Cinesi come anestetico, ma soprattutto era considerata
ovunque un potente afrodisiaco. Testimonianza ne è anche il fatto che ad
Afrodite, la dea greca dell’Amore, sia stato dato l’appellativo di “Mandragoritis”.
Per beneficiare delle virtù afrodisiache della pianta ne venivano ingerite
piccole quantità di radice, oppure si portava addosso un amuleto costituito da
un rametto di mandragora. Col tempo e con lo studio attento di quelle che sono
le sue reali proprietà la mandragora ha perso il suo prestigio magico. Oggi le
si riconoscono solo proprietà tossiche e narcotiche molto pericolose. Le sue
radici contengono infatti un gruppo di alcaloidi, la cui azione è simile a
quella dell’atropina che si estrae dalla belladonna. L’atropina è uno
spasmolitico ma in dosi superiori a 3 mg è un veleno che provoca la paralisi
letale del sistema nervoso centrale. Lo stato che produce nel cervello
l’atropina è quello dell’ipnosi, simile alla fase Rem del sonno, quella in cui
si sogna. E di questo anche gli antichi erano a conoscenza, tanto che mix a base
di radice polverizzata di mandragora, ninfea e papavero sciolti nel vino,
venivano trangugiati spesso e volentieri per gli effetti allucinogeni che
producevano.
(dal sito http://www.selinunteservice.com/la_mandragola.html)