Monno (”món)
Il territorio di Monno è stato
diviso in tre parti:
Monno e Dorèna,
Mortirolo,
Varadèga.
A destra trovate la
foto aerea del comune; cliccando in una delle zone verrete indirizzati alla
mappa toponomastica relativa; qui sotto invece la descrizione che ne fa il Rizzi nella sua "Storia della Vallecamonica
nel 1870.
Questo Comune giace a 4 chilometri da Edolo, in sito alquanto alpestre, a
destra dell' Oglio, nella Valle superiore; e confina a mattina col fiume e
Incudine, a mezzodì e sera con Edolo, a tramontana colla Valtellina: la
posizione è opportunissima all' ucccellagione con reti, e vi si fanno prese
molto copiose. Una strada, che parte dalla nazionale, .. poco lungi dal ponte di
s. Brizio, conduce al paese ed al passo di Mortirolo - 1845 metri -. Nelle più
alte cime di questo monte nasce il fiumicello Ogliolo, che scorre nel mezzo del
Comune, e si scarica nell' Oglio. Un ruscello, che traversa l'abitato, nelle
grandi pioggie si gonfia, e minaccia distruzione alle case ed alle campagne: da
queste acque son mossi alcuni molini ed una sega pel legname. Sull' Ogliolo
erano sette ponti in pietra, i quali nel 1859 furono distrutti per ordine di
Cialdini; riattati dopo, nella guerra del 1866 tre furono demoliti di nuovo. I
prati, che occupano la maggior parte del suolo, danno fieno abbondante e di
buona qualità; i campi producono segala, frumento, orzo e patate, in quantità
quasi sufficiente per l'alimento del popolo; e la coltivazione è lodata si per
l' ingrasso, come per l'industria, colla quale sono sostenute le terre nei
luoghi erti e scoscesi. Si tiene gran conto del bestiame bovino, e se ne alleva
in grande numero, come anche cavalli, per metterli in commercio, il cui ricavo
suplisce alle spese ordinarie: molte api altresì son di utile al paese. V' era
ne' tempi antichi una miniera del ferro; ma venne abbandonata a cagione delle
inondazioni. Gli abitanti, in numero di 980, tranne una piccola parte, che si
reca all' estero, per esercitare il mestiere di muratore, scalpellino e
falegname, attendono all' agricoltura ed alla cura del bestiame - 700 giovencbe,
altrettante pecore e capre.
Gravi danni ebbe il paese da varj incendj; e nel 1737 e 1843
venne, quasi per
intiero, distrutto. Anche l' anzidetto fiumicello produsse molti guasti nelle
campagne ed eziandio nell' abitato; e nel 1862 distrusse varie case, la maggior
parte delle altre ingombrò, e mise in rovina anche l' officio comunale, mandando
a male una quantità di atti, Un luogo pio, formato da lasciti di varj
benefattori, rende circa 700 lire annue, che vengono erogate a sollievo degli
infermi e delle famiglie bisognose.
Nel luogo, ove 'trovavasi il castello del duca Amon, - d'onde il nome di Monno
al paese -, che nel 773 fu battuto ed espugnato da Carlo Magno, o piuttosto da
qualche suo luogotenente, al tempio del duca pagano fu sostituito un oratorio ai
ss. Pietro e Paolo; quest' oratorio nel 1600 fu ampliato, e divenne l' odierna
chiesa parrocchiale, soggetta alla vicaria di Edolo e Mù; mentre prima era
parrocchia l' attuale oratorio di s. Brizio. Fu questa una delle più antiche
chiese della Valle poiché in una lapide, alla destra della porta, si legge che
era parrocchiale nel 1200, e che nel 1580 fu visitata da s.Carlo. Ha buone
pitture, un altare di antica scultura, ed un quadro di vetusto classico
pennello. Un altro oratorio è intitolato ai ss. Fabiano. e Sebastiano; quello sul
Mortirolo col titolo di s. .Giacomo , fu costruito nel 1820, a tutta spesa
della famiglia Menotti. Il Comune non ha frazioni, e forma un corpo solo; ma
nell' estate moltissime famiglie dimorano sul Mortirolo, ove risiede anche un
cappellano per gli esercizj religiosi, stipendiato dal Comune e dai privati.
Per la sua topografìca posizione fu sempre luogo strategico nelle guerre antiche
e moderne; e il monte per questa cagione fu detto Mortirolo, chiamandosi prima
Cala. Abbonda di legni resinosi, di boschi cedui e di pascoli.
(B. Rizzi Storia della Vallecamonica
pag. 182)