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Storia dell'Ente
dal 1744

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  1. Le origini
  2. Il Regno d'Italia
  3. Il Dopoguerra

Le origini dei Terrazzani

L'Ente Autonomo Terrazzani di Zoanno nasce nel 1744 in seguito alle confische operate dalla Repubblica di Venezia ai danni delle proprietà che le parrocchie avevano ottenuto attraverso l'istituto della manomorta.

Logo dei Terrazzani La nascita dei Terrazzani è frutto di uno stratagemma per salvare i beni che gli abitanti della frazione lasciavano alla chiesa per il mantenimento delle strutture, del sacerdote e per le opere di carità: Bortolo Favallini e Giovanni Antonio Faiferri, in qualità di sindaci della chiesa di Zoanno vendettero tutti i beni che rischiavano il sequestro a Giuseppe Zuelli di Pezzo, per poi ricomprarli dallo stesso in qualità di rappresentanti del neonato ente dei Terrazzani.

28 agosto 1744
"In obbedienza agli Ordini e Decreti Sovrani della Repubblica Veneta prescriventi, sotto rigorose pene, la vendita di ogni fondo stabile di ragione delle così dette Manimorte o Luoghi Pii, li Sindaci della Chiesa di S. Giovanni Battista di Zoanno, che erano Favallini Bortolo qm. Giovanni Battista e Faiferri Giovanni Antonio, ambidue di Zoanno, con il consiglio di prudenti e savie persone, passarono alla vendita di tutti i pochi fondi di detta chiesa figliale ossia Oratorio sussidiario di Zoanno, con solenne Istromento 25 Agosto 1744 rogato dal Sig. Notaio Matteo Antonio Breda di Pezzo.
Il compratore di questi beni fu Giuseppe Zuelli di Pezzo.
Copia di detto Istromento di vendita fu spedita a Venezia secondo il voluto dal Governo, affine di ottenere poi la richiesta approvazione, la quale appunto si è riportata il 27 ottobre 1744, come appare da copia rogata e trasmessami dal Sig. Pietro Varruti Nodaro dell'Eccellentissimo Collegio dei Signori X Savii, senza le Decime.
..... li detti Sindaci, col medesimo denaro, ricomprarono tutti li suddetti Beni alla nostra chiesa con semplice e segreto atto di privata scrittura rogato dal prelodato Nodaro Breda, nel dì 25 agosto 1744 istesso suddetto."

(Estratto dal Libro Mastro della Chiesa dei Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista)

I beni consistevano soprattutto in prati e campi più una casa ed ammontavano a tavole 443.12 per un valore d'estimo pari a lire italiane 59.10.6. L'estimo della monicaria è riportato a parte e consiste in due campi per complessive 34.12 tavole che rendono lire 5.8. Molti di questi lasciti sono gravati da vincoli per la celebrazione di messe o uffici funebri in memoria dei donanti, per l'acquisto di un quartaro di segale da convertire in pane per gli abitanti di Zoanno, o per interessi da pagare a Precasaglio o a Ponte.

Il Regno d'Italia

Le insidie per il "patrimonio" dei terrazzani non erano però finite. Con l'unificazione dell'Italia e la creazione del Regno d'Italia, il nuovo governo emanava una legge perchè i beni stabili della fabbriceria passassero al Demanio.

Ecco cosa scrive il Cappellano Ballardini:
"Colla legge 17 agosto 1867, il Governo d'Italia sotto il nome di Vittorio Emanuele ordinava la conversione dei beni stabili delle fabbricerie e di fatto col Verbale 17 novembre 1870 il Demanio pigliava possesso anche dei beni di Zoanno ritenuto che fossero di spettanza della fabbriceria e non dei Terrazzani di Zoanno.
Senonché detti frazionisti non si lasciavano sopraffare dal demanio ingordo e intimatagli causa e agitate le forti ragioni che assicuravano ad evidenza ai Terrazzani di Zoanno la proprietà dei detti beni, fu costretto il demanio a emettere il seguente verbale:

"VERBALE
Ufficio di Registro di Edolo.
Verbale di annullamento della presa di possesso 17 Novembre 1870 e reimmissione dei beni della fabbriceria di S. Giovanni Battista in Zoanno che il ministro delle finanze con suo dispaccio 5 marzo 1872 ebbe a dichiarare che i beni stabili appresi all'Ente in discorso devono andare esenti dalla convenzione e dismessi a favore dei terrazzani di Zoanno in testa dei quali erano già allibrati sui registri catastali: il ricevitore, ivi trascritto quale rappresentante il Demanio Nazionale dichiara di annullare, come annulla, il verbale di presa di possesso del 17/9bre/1870 ne dismette i beni a favore della vicinia di Zoanno immettendola nel primitivo possesso e autorizza la intestazione alla propria ditta nei registri censuari.
Lette e confermate dai rappresentanti dell'ente e dal sindaco di Ponte di Legno come appresso:
FAVALLINI GIO.BATTISTA FU GIO. BATTISTA
CRESSERI FEDELE apposito
SANDRINI GIUSEPPE Sindaco
GIUSEPPE MALMUSCI Ricevitore del Registro
Per copia conforme Balardini J.Batt. Cappellano"

Nel 1897, il 22 febbraio, viene redatto un inventario dei beni dei Terrazzani e dellla Cappellania il cui importo totale ammonta a 9861.29 lire.
Negli anni successivi i lasciti a favore dei Terrazzani continuano e l'ente può contare su alcune case bisognose di restauro e diversi terreni che nel frattempo perdono valore agricolo, ma in alcuni casi acquistano valore commerciale perché edificabili.

A partire da quest'epoca si sono mantenuti i primi registri e libri mastri che testimoniano l'attività dei Terrazzani di manutenzione ed amministrazione dei propri beni in favore del paese e della chiesa di Zoanno. Questi sono:

  1. Il Libro mastro della Chiesa dei santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista di Zoanno, registro incominciato nell'anno 1870 dal novello amministratore signor Cresseri Fedele di Zoanno;
  2. Il Registro a, iniziato nel 1878 dal sacerdote Don Battista Ballardini a quel tempo curato di Zoanno;
  3. Il Registro restauro della Chiesa ed erezione nuova sacrestia, iniziato nell'anno 1903 dal sacerdote Signorini don Giovanni Battista.
  4. Il Registro attivo e passivo dei frazionisti di Zoanno iniziato dal 1902 dal suddetto sacerdote Signorini.

Questi documenti, insieme ad altri certificati, atti notarili e corrispondenze, saranno poi utilizzati nelle contese giuridiche del dopoguerra e permettono di valutare l'impegno della comunità di Zoanno nel mantenimento della propria chiesa e dei beni del paese attraverso la gestione dell'Ente, e quanto l'Ente stesso abbia contribuito a formare e a mantenere lo spirito di comunità degli abitanti di questa piccola frazione, costantemente sul procinto di venire inghiottita dall'espansione del capoluogo, Pontedilegno.

Il Dopoguerra

La storia dell'Ente nel dopoguerra, soprattutto a partire dalla trasformazione complessiva della società italiana in senso moderno, che ha interessato la Vallecamonica dagli anni '60 in poi, è stata la storia della lotta per la sopravvivenza dei Terrazzani.
Man mano che il settore primario perdeva sempre più importanza nella economia della Vallecamonica, le rendite dei terreni ad uso agricolo affittati dall'Ente diminuivano sempre più, e questa perdita era solo in parte compensata dall'accrescersi del loro valore commerciale in quanto terreni edificabili. L'incertezza finanziaria rendeva più difficile la prosecuzione delle normali attività di amministrazione della chiesa del paese, e di sostegno alla comunità. La fine della società agricola comportò inoltre un sostenuto calo demografico, dato che i giovani si spostavano dalle vallate di montagna alla pianura, per trovare lavoro nei nuovi settori emergenti o per esigenze di formazione, e là poi rimanevano.
Negli anni '80 l'Ente, provato da questi due fattori di debolezza, venne coinvolto in due eventi che, pur con esiti differenti, testimoniarono tuttavia la volontà dei suoi membri di proseguire le sue attività, e di rilanciarne in qualche modo l'azione.
Il primo di questi avvenimenti fu lo scontro con la Curia di Brescia sulla casa della Cappellania di Zoanno, il secondo la dotazione di uno statuto che permettesse all'Ente di sopravvivere in modo autonomo e con tutti i carismi di legge.
Quando, negli anni '80, la Curia di Brescia ottenne la proprietà dell'edificio per il sostentamento del clero, gli abitanti di Zoanno sospettarono - giustamente - che i nuovi proprietari non avrebbero fatto altro che attendere il momento migliore per utilizzarla non più a favore della comunità, vanificando così gli sforzi e gli investimenti degli abitanti di Zoanno. I Terrazzani per questo cercarono di distinguere nettamente le proprietà della Cappellania da quella dei Terrazzani e di mantenere anche la Cappellania sotto la propria amministrazione, e Giuseppe Maculotti fece questa ricerca storica cercando di dimostrare come il contributo della popolazione fosse stato fondamentale nel mantenere in buone condizioni l'edificio, che, pur essendo di proprietà degli ecclesiastici, era sopravvissuto fino ad allora con i soldi dei laici.
Brevemente, la relazione di Maculotti, che si basa sui registri più antichi in possesso dell'Ente, cioè quelli redatti a cavallo tra l'ottocento e il novecento, oltre che su numerosi altri atti notarili e comunicazioni private, mostra come fin a partire dalla loro costituzione, nel 1744, furono direttamente i Terrazzani ad impegnarsi economicamente nei lavori di manutenzione e restauro non solo della chiesa, ma anche della Cappellania, amministrando per questo anche le proprietà legate ad essa.
Quando nel 1907 la casa venne distrutta da un incendio, furono i Terrazzani a farla riedificare a proprie spese, e la popolazione fornì gratuitamente il terreno. Anche per il periodo successivo, per il quale non è possibile disporre di registri contabili, la testimonianza orale degli anziani di Zoanno, raccolta da Maculotti, consente di stabilire che non solo furono i Terrazzani a prendersi cura della manutenzione della Cappellania, ma che, durante i periodi di vacanza del curato, la casa veniva affittata dall'Ente a privati, ed i proventi dell'affitto venivano utilizzati per le opere di manutenzione dei beni ecclesiastici di Zoanno.
Maculotti, concludendo la relazione, chiedeva a nome dell'Ente che i beni della Cappellania fossero mantenuti sotto l'amministrazione dei Terrazzani proprio per consentire alla popolazione di Zoanno di continuare a contribuire economicamente alla tutela degli edifici ecclesiastici del paese.
Egli scrive:

" [...] Fino qui la storia che a mio avviso chiaramente dimostra come Ente Autonomo Terrazzani e Cappellania, oltre ad avere una comune provenienza abbiano compiuto il loro cammino prima insieme e poi in maniera parallela sotto la stessa amministrazione, separati solo per comodità contabile. [...]
Allo stato attuale le entrate dei terrazzani, principalmente basate sulle affittanze agricole, dopo il crollo di queste ultime, non sono più in grado di mantenere efficiente la fabbrica della Chiesa, che già ora ha bisogno di opere di manutenzione straordinaria (rifacimento parziale delle facciate, tinteggiature, revisione del tetto). [...]
L'amministrazione dei beni della Cappellania e in particolare della casa, concederebbe ai Terrazzani, sia pure a con qualche altro sacrificio, di assolvere all'impegno che è sempre stato per loro motivo di orgoglio e cioè mantenere attiva e funzionante a fabbrica della Chiesa."

La Curia, tuttavia, ha rifiutato le ragioni della popolazione di Zoanno, ed ha preferito acquisire direttamente il controllo della proprietà, per ricavarne mini appartamenti da affittare. Ora dove un tempo c'era la casa del curato del paese, è stato edificato un grazioso condominio.