Religione
Chìì che spèta 'l làt divino i màia la pólt frèda |
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Quelli che aspettano il latte divino, mangiano la minestra fredda | Chi aspetta che la manna scenda dal cielo per nutrirlo e non fa niente per darsi da fare e procurarsi il cibo, finirà con il dover mangiare un cibo poco gradito e freddo. È un invito a darsi da fare nel segno di aiutati che il ciel ti aiuta |
Ciamà céza |
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Chiamare chiesa | Significa chiedere asilo, arrendersi. Il termine “asilo” viene dal latino asylum, ripreso dal greco asulon, dal verbo sulân, che significa “saccheggiare, spogliare”. L'a privativa sottolinea che l'asulon è un luogo inviolabile, un luogo che garantisce una protezione contro le persecuzioni, i giudizi sommari, le vendette, i matrimoni forzati ecc. Sin dalle origini del termine questo luogo ha una forte connotazione religiosa: tanto nel mondo ebraico quanto nel mondo greco-romano, luoghi del genere sono i santuari, i templi. |
El 'ma fàt idé li strìe |
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Mi ha fatto vedere le streghe | Detto riferito ad una situazione spiacevole, pericolosa, dolorosa che richiama alla mente visioni paurose come potevano essere le figure delle streghe nell'immaginario collettivo, frutto di leggende macabre e a volte truculente riguardanti queste persone |
El 'na sa üna de pü del diàul |
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Ne sa una più del diavolo | Quando una persona per la sua capacità dialettica era sempre in grado di districarsi nelle conversazioni e concludere un ragionamento con successo veniva paragonato al massimo affabulatore che sapeva convincere: il diavolo |
El fa pecà sia chi ròba che chi tégna la scàla |
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Fa peccato chi ruba come anche chi tiene la scala | E' colpevole non solo chi effettua materialmente un crimine, ma anche coloro che lo hanno in qualche modo favorito o non ostacolato |
El gà quàch sànt 'n paradìs |
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Ha qualche santo in paradiso | Essere nelle condizioni di ottenere favori o privilegi grazie alle conoscenze altolocate che possono intercedere per noi, come i santi in paradiso possono intercedere presso Dio |
Èt capì l'antìfuna? |
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Hai capito l'antifona? | Nella liturgia cristiana i salmi erano preceduti da un breve canto melodico che metteva in evidenza il significato del salmo che seguiva, in questo caso significa comprendere ciò che qualcuno parlando copertamente vuol dire, a cosa mira il suo discorso |
Gnà se èsi pisà 'n céza |
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Neanche se avessi pisciato in chiesa | Il riferimento è a quelle persone che hanno una sfortuna continua, dove le disgrazie si succedono una all'altra come se dovessero scontare una maledizione per aver profanato la chiesa facendo pipì nel luogo sacro |
L'è apèna 'l campanìl che ribàti li óre |
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E' solo il campanile che ribatte le ore | Equivale al detto :”Paganini non ripete”. In questo caso si prende spunto dal campanile della chiesa che fungeva da orologio per i contadini e che batteva tutte le ore allo scoccare e le ribatteva a distanza di un minuto. Solo lui era obbligato a ribattere le ore, gli altri potevano rifiutare senza dare spiegazioni |
L'ha tacà èa la mèsa |
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Non è andato a messa | Andare a messa la domenica era un dovere del buon cristiano, ma se qualcuno non poteva presenziare al rito si diceva che aveva appeso la messa come si appendono i salami nella cantina |
La céza l'è grànda, ma i sàncc i è pòch |
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La chiesa è grande, ma i santi sono pochi | Specialmente di questi tempi, le chiese sono poco affollate e quindi anche se la chiesa è rimasta grande, i fedeli che la frequentano sono sempre più pochi |
Li madòne li sta bé süi mür |
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Le madonne (suocere) stanno bene sui muri | Il detto è incomprensibile se non sì tiene conto che in buona parte della Valcamonica la suocera è detta madòna o madùna, corrispondente all'italiano Madonna; c'è qui uno spiritoso gioco di parole. Le "madonne" vanno bene solo se stanno sui muri, dipinte; ma in casa.., sarebbero un problema |
Ndà 'n ciél cui süpéi |
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Andare in cielo con gli zoccoli | Per andare in cielo non è necessario vestirsi bene e con eleganza, tipico delle persone colte, ma ci possono andare anche le persone semplici, come le donne che indossano gli zoccoli |
Òcio che 'l pàsa 'l vèscof |
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Attento che passa il vescovo | Quando si riceve la cresima, il vescovo dà un buffetto sulla guancia per testimoniare il passaggio tra i soldati di Cristo; se però passa il vescovo a casa vuol dire che si riceveranno solenni schiaffoni |
Palànche pòche, mèsa cürta |
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Pochi soldi, messa corta | Era detto soprattutto per i funerali che un tempo si dividevano in tre classi a secondo del danaro che si era disposti a pagare; per quelli di prima classe erano previsti diversi sacerdoti e la messa cantata, per quelli di seconda almeno due preti e una messa con alcuni canti, quelli di terza avevano un solo prete e una comune messa senza canti per cui erano più corti |
Pecà cunfesà l'è mès perdunà |
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Peccato confessato è mezzo perdonato | Se si riconoscono le proprie colpe e i propri sbagli sono meno gravi. L’ammissione di colpa fa acquisire alcune attenuanti. L’espressione ricorre anche nel Decameron di Boccaccio (giornata I, novella IV) |
Sànta Marìa màter dèi, càa fò le scàrpa e mèti sü i supèi |
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Santa Maria madre di Dio, togli le scarpe e metti gli zoccoli | Era un modo ironico e irriverente di recitare l'ave Maria durante la recita del rosario nella stalla. Quando però le donne anziane se ne accorgevano erano grandi lavate di capo per i birichini |
Sbàglia po' al préit a dì la mèsa |
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Sbaglia anche il prete a dire la messa | Scusa sempre valida quando uno sbaglia e non vuol riconoscere l'errore: se anche il prete sbaglia nel dire la messa, cosa che fa tutti i giorni, anch'io sono giustificato se ho sbagliato |
Sè pöl mìga purtà la crós e cantà |
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Non si può portare la croce e cantare | Quando uno è afflitto dalle disgrazie e dai dolori, sta cioè portando la sua croce, non ha nessuna voglia di cantare o fare baldoria perché la sua mente è presa dalla situazione infelice |
Signór tigném la mà sul cò |
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Signore tenetemi la mano sul capo | Preghiera rivolta al Signore perché vegli sulla persona che lo sta invocando proteggendolo dai pericoli e conservando la mente lucida per non cadere in tranelli o inganni |
Tücc i sàlmi i finìs 'n glòria |
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Tutti i salmi finiscono in gloria | Il detto viene utilizzato per indicare che è ben chiaro sin dall'inizio come una determinata vicenda avrebbe finito per concludersi, proprio come accade per i salmi che per quanto differenti tra loro, prevedono tutti la medesima parola conclusiva che è "Gloria" |
Tücc i sàncc i völ la sua candéla |
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Tutti i santi vogliono la loro candela | Se si vuole evitare di avere problemi di ogni sorta, bisogna ricordarsi di far festa a chiunque, anche alle persone più insignificanti |